30 julho 2011

Stecchetti, Lorenzo

III.

Era una notte come questa e il vento
Scuoteva urlando la mia porta invano:
Lunga come un lamento
Mezzanotte battea lontan lontano,
Cadea la pioggia a rivi
Dalle gronde sonore e tu partivi.

Tu partivi per sempre ed io sul letto,
Col viso in giù, la còltrice mordea:
Mi strideva nel petto
Il singhiozzo del pianto e non piangea.
Così tu m’hai lasciato
E il bacio dell’addio non me l’hai dato.

Da quella notte non t’ho più veduta
E più nulla di te non seppi mai.
Forse tu sei caduta
Nel vitupero ed aspettando stai,
Seduta sulla porta,
Chi compri il bacio tuo; forse sei morta.

Forse, e questo pensier più mi tormenta,
Non ti ricordi più del tuo passato,
E godendo contenta
La casta pace d’un imen beato,
Baci col labbro pio
I figli d’un amor che non fu il mio.

Nel tempo anch’io sperai che pur conforta,
Che spegne pure ogni dolor più greve.
Ti volli creder morta
Perchè scordarsi degli estinti è lieve,
E dissi al cor mio gramo,
Dissi all’anima mia: dimentichiamo.

Invan. Da quella notte io porto in core
Come una piaga che guarir non vuole;
Chiuso nel mio dolore
Odio la terra, maledico il sole,
Maledico la vita,
Perchè non spero più; tu sei partita.

E partita per sempre! e pur se sento
La piova ancor che dalle gronde scroscia
E a mezza notte il vento
Sonar come un lontano urlo d’angoscia,
Dal mio guanciale il volto
Levo e le voci della notte ascolto.

Così mal desto le tue bianche forme,
Velate come in sogno, io veggo in mente;
Tace per poco e dorme
Il tarlo roditor che lentamente
La mia vita divora,
E mi par quasi d’aspettarti ancora.

Può la mente scordar tutto un passato,
Ma la mia carne non li scorda mai
I baci che m’hai dato,
I misteri d’amor che t’insegnai,
Le notti mie più liete,
E le tue voluttà le più segrete.

Ahi, ma dal mio sopor tosto destato,
L’atroce verità riveggo intera!
Ignudo e forsennato
Levo le braccia nella notte nera
E sulla coltre sola
Spasimo e il pianto mi s’annoda in gola.

Pianger non posso. Maledetto Iddio,
Se favola non è come l’amore,
Egli che il pianto mio
Come una pietra mi saldò nel core,
Egli che ci ha diviso
E che il pianto mi nega e il tuo sorriso!

Oh, se pianger la morte mi facesse,
Se una lagrima sola, un’ora sola
De’ gaudi tuoi mi desse,
Ricada sovra me la mia parola
Se la casa di grida
Non risonasse già pel suicida!

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