30 maio 2010

L'agopunturista.

Ciao Giorgio,
come stai? È già da un paio di mesi che non ti scrivo niente, scusa. So che tu sei occupato (non smetti di lavorare neanche dormendo, vero?), ma ho bisogno di dire qualcosa a qualcuno e, mi dispiace, tu sarai il 'qualcuno'.
Prima di tutto, devo raccontarti che ho iniziato un lavoro, circa di due mesi fa, per perfezionare il mio corso di terapie alternative (il cui penso che sia un poco troppo semplice). Va be', di qualsiasi maniera, un professore mi ha indicato questo agopunturista, dicendo che sarebbe probabilmente il più bravo della città. Ho cominciato a lavorare con lui, e tutto che potevo dire di quel periodo era che lui era molto simpatico e buono con me. Mi sono messa a lavorare nella reception della clinica, a cambiare la protezione della barella e gli aghi tra le sedute, ed anche a toglierli dai pazienti. Alcune volte al giorno, lui mi faceva accompagnarlo per guardare l'introduzione degli aghi. Era tutto bello in quell'epoca.
Dopo alcune settimane (tre, forse), mi sono accorta che qualcosa non andava tanto bene come immaginavo. Le pazienti – sì, solamente le donne – arrivavano un po'... come se dice? Ghiotte, forse. Ecco, loro arrivavano ghiotte, oppure come se fossero in una crisi di astinenza. Erano tutte arrabiate ed impazienti, e volevano cominciare subito le sedute. Gli uomini, però, stavano normali, seduti e zitti tra le donne infuriate. E peggio, dopo la seduta le donne uscivano con una faccia da aver trovato il paradiso in terra, allora ho cominciato a sospettare di qualcosa. Nelle sedute che andavo insieme al dottore, ho guardato con attenzione tutti i punti che lui prendeva – negli uomini e nelle donne. E Giorgio, tu conosci la mia memoria, non mi scordo di niente. Ho fatto dei mappi, con i punti utilizzati, per alcune settimane. Dopo mi sono andata alla biblioteca dell'università, ed ho cercato tutti i punti comuni. Giorgio! Ho trovato che uno di quelli (che era usato solo nelle donne) non esisteva da nessuna parte, in nessun libro! Allora, cosa devo fare? Certamente è questo punto che fa impazzire le donne.
Ho deciso di cercare ancora nei libri della biblioteca personale del dottore (lui mi ha detto quando ho cominciato a lavorare con lui che potevo fare uso illimitato). Ma, Giorgio, e adesso..?
Devo andare al lavoro, allora mi congedo.
Aspetto la tua risposta.
Anna.

16 maio 2010

Silence-ing.

Hello darkness, my old friend,
I've come to talk with you again,
Because a vision softly creeping,
Left its seeds while I was sleeping,
And the vision that was planted in my brain
Still remains
Within the sound of silence.

11 maio 2010

Um gato.

Você está em uma casa vazia e passa por um gato. Que gracinha. Abaixa-se para acariciá-lo e ele parece enlouquecer. Endemoniado, ele começa a arranhar tudo de você que está ao seu alcance. A dor é excruciante, você tenta afastá-lo com as mãos, ele as dilacera; você tenta afastá-lo com o pé, ele o rasga. Você corre pelo corredor vazio da casa, e ele vem no encalço, como que enganchado em sua pele da perna. A dor lhe faz perder o desejo de fazê-lo parar, e esse é substituído pelo desejo de matá-lo. Você consegue de alguma forma desvencilhá-lo da sua carne, e quando ele vem em sua direção, como que sedento, com um pulo você pisa nele com os dois pés.

'Morreu' você pensa. Não consegue ver, está com os pés em cima. Quando os levanta, vê que ele agora é cocô. Merda sólida, e que fica no chão, com seu formato típico - aquele não deformado pelos seus pés.

'Oh' diz você, 'virou cocô'.

Dói, e você vai embora.

02 maio 2010

ô

manhê, tem um bicho comendo meu coração.
faz ele parar, mãe.
senão não vai sobrar nada.